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Terza edizione per Mixité – Suoni e voci di culture antiche e attuali, la rassegna live firmata Toscana Produzione Musica (TPM), centro di produzione musicale con lo sguardo rivolto alle sonorità del mondo presieduto da Paolo Zampini con la direzione artistica di Francesco Mariotti e Maurizio Busìa. A partire da venerdì 1 marzo, fino a giugno, al PARC Performing Arts Research Centre di Firenze un cartellone di appuntamenti tra nomi internazionali e progetti in prima assoluta per un’immersione nel sound globale: dal Sudafrica al Venezuela, dalla Francia all’Inghilterra, dall’Italia alla Siria fino all’Iran, al Mali, al Niger, agli Stati Uniti.

Concerto di apertura, venerdì 1 marzo, con protagonista la trascinante energia dei BCUC – Bantu Continua Uhuru Consciousness: dalla township nera di Soweto, a Johannesburg, sette artisti sul palco per trascinare il pubblico in un’esperienza ancestrale e potentissima, tra ritmi rituali innestati di rap, attitudine rock e jazz militante. Basso, percussioni e voci per la formazione segnalata dal guru della musica Gilles Peterson come “miglior concerto mai visto” e vincitrice del prestigioso Womex Artist Award del 2023, a suggello di una clamorosa stagione di concerti, tra Africa, Europa e America.

Per il secondo appuntamento (domenica 17 marzo), riflettori accesi su La Chica, songwriter che mescola abilmente eredità latina e influenze culturali urbane del quartiere di Belleville, a Parigi. È attorno al pianoforte e alle tastiere che il suo universo è costruito, mescolando abilmente ispirazioni classiche (come il suo amore per Debussy) alla profondità di strati aerei di synth analogici. Senza maschere, la franco venezuelana trasmette emozioni pure, tra pensieri astratti e introspezione poetica. L’ultimo album, “La Loba”, dedicato al fratello scomparso, è un’opera intima e sincera. Domenica 24 marzo sarà la volta del Naïssam Jalal Trio, formazione composta da Leonardo Montana al piano e Claude Tchamitchian al contrabbasso, capitanata dalla flautista, vocalist e compositrice franco-siriana Naïssam Jalal. Con un universo musicale personale e vibrante, Naïssam Jalal riesce a dare, sia nella sostanza che nella forma, pieno significato alla parola libertà grazie a una ricerca e a una curiosità costantemente rinnovate e alla virtuosistica capacità di tessere legami tra diverse culture musicali.

Nel mese di aprile spazio alle suggestioni sonore di India e Iran al centro di Soma, esordio discografico del trio composto da Peppe Frana (oud, robab afghano), Ciro Montanari (tabla, percussioni) e Masih Karimi (tanbur, daf). I primi, italiani impegnati da anni nella ricerca attorno alle tradizioni musicali extraeuropee, si uniscono all’iraniano Masih Karimi, virtuoso del tanbur kurdo e del daf persiano, per un concerto che comprende composizioni originali e arrangiamenti di melodie tradizionali, intervallate da grandi sessioni interamente dedicate all’improvvisazione (domenica 7 aprile). Ancora il Vicino e Medio Oriente saranno protagonisti con Nadir TrioAres Tavolazzi al contrabbasso, Elias Nardi all’oud (liuto arabo) e Emanuele Le Pera alle percussioni daranno vita a un originale impasto sonoro che scaturisce dalle avvolgenti melodie e dalle ritmiche trascinanti tipiche del repertorio arabo-ottomano classico arricchito dai personali arrangiamenti di danze sacre del compositore e filosofo armeno Gurdjieff e dalle composizioni originali dei tre musicisti, sempre lasciando ampio spazio all’improvvisazione, elemento cardine di entrambe le culture (domenica 14 aprile).

Da non perdere “Is that jazz?”, con Eric Mingus e Silvia Bolognesi alla voce e al basso per una produzione nuova di zecca targata TPM che celebra il mito di Gil Scott-Heron – scrittore, compositore e attivista afroamericano che ha fatto la storia della musica e non solo. Eric Mingus, figlio d’arte, sicuramente uno degli interpreti più autentici del repertorio di Scott-Heron, sarà sul palco con Noemi Fiorucci e Lusine Sargsyan alla voce, Emanuele Marsico alla voce e tromba, Isabel Simon Quintanar al sax tenore, Andrea Clockner al trombone, Gianni Franchi alla chitarra, Santiago Fernandez al piano e Matteo Stefani alla batteria per un live in pieno spirito free-disco-funk (domenica 28 aprile). Si prosegue con un Tartit (in lingua tamashek “unione”), band a prevalenza femminile della regione di Timbuctù, nel nordest del Mali, che arriva a Mixité in collaborazione con Festival au Désert Firenze (giovedì 23 maggio).

Jazz tutto nostrano per Mariasole De Pascali, flautista vincitrice del premio Top Jazz 2022 della rivista Musica Jazz come Miglior nuovo talento italiano. Priva di compromessi per natura, la sua performance in solo è un microcosmo poetico: col suo flauto “aumentato” grazie all’uso di tecniche estese, della respirazione circolare e della voce, Mariasole De Pascali esplora ogni limite attraverso un vocabolario di gesti e suoni tangibili, trasformando la musica in materia viva (domenica 26 maggio). Mixité prosegue con “The iron way”, secondo progetto a debuttare in prima assoluta durante la rassegna, prodotto e curato da Toscana Produzione MusicaMaria Chiara Argirò al piano, Riccardo Chiaberta alle percussioni, Michelangelo Scandroglio al contrabbasso e il londinese Alex Hitchcock al sax per riflettere su possibili legami tra due città diversissime come Londra e Follonica, sulla costa Toscana (venerdì 31 maggio).

A chiudere la rassegna il live di Etran de l’Aïr, ancora in collaborazione con Festival au Désert Firenze. Vengono da Agadez, famosa città tuareg e capitale nevralgica del desert blues. È Aghaly Migi a fondare il gruppo nel 1995 e ad insegnare nel corso degli anni ai suoi fratelli – nel vero senso della parola – come impugnare la chitarra, l’arma più diffusa nelle strade polverose del Niger, che ha consegnato al mondo leggende musicali come Bombino (domenica 2 giugno).

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